domenica 11 settembre 2011

Continuo a leggere e a rimpiangere

Continuo a leggere e a rimpiangere. Scrive lei:


Cio' che mi chiedo ora e' quanto effettivamente ti procurino godimento, estemporanee o reiterate che siano, le scopate con le altre, quelle intendo conquistate in giro. Rimani sempre soddisfatto? Sono sempre all'altezza della aspettativa della caccia? Tra l'altro probabilmente in Italia vai anche un po' di rendita e godi del frutto di reti tessute in modi e tempi diversi rispetto a O***, immagino. E poi forse si', se la Fidanzata cerca di sedurti per far piacere a te e non per soddisfare anche se stessa pienamente qualcosa prima o poi stride (e' una sottile sfumatura credo). Dopo giorni stremanti oggi le mie cosce iniziano ad avvampare e un certo languore inizia a scendere lungo la schiena fino al bacino. Stanotte forse ti pensero'.

E io, che se c'è da forzare qualcosa in senso più spinto non mi lascio mai pregare:

Mi hai pensato, poi, ieri notte? Io alle dieci ero già tracollato (da qualche notte dormivo malissimo pur continuando ad alzarmi molto presto) ma nel pomeriggio ho dato sfogo alla mia voglia se non di fare almeno di pensare qualcosa di porco. E allora eccoti in una vestaglia di seta tipo kimono, slacciata e aperta in modo da evidenziare il solco fra i seni e il pelo sul taglio, e chissà perché con gli occhiali da vista. Uscivi sul terrazzo di casa tua e, vedendomi, invece di coprirti mi dicevi che speravi di stare da sola per sdraiarti su un lettino da sole e masturbarti un po'. Mi sussurravi civettuola e innocente che ti piace masturbarti, calcando le sillabe di quest'ultima parola; e io ti chiedevo se potessi, in cambio del lasciartelo fare senza interferenze, stare lì a guardarti. Accettavi. Ti sdraiavi sul lettino, lasciavi che la vestaglia cadesse dai due lati scoprendo del tutto il tuo corpo nudo e iniziavi a carezzarti i seni, l'ombelico, le cosce, come se andassi alla scoperta della tua pelle. Poi prendevi piano a pizzicarti le labbra, schiudendo sempre di più le gambe mentre deglutivo. E poi mi chiedevi di passarti il vibratore, specificando "quello piccolo", fra i tre o quattro posati di fianco al lettino, e lo prendevi dalle mie dita tremanti. Di lì a poco sentivo i tuoi gemiti farsi incontrollati e tradursi in urletti incuranti di chi, così all'aperto, potesse sentirti. Era bello vederti godere da sola così a pochi centimetri di distanza, in piedi, verticale a perpendicolo sul tuo corpo sdraiato, che vedevo al contrario essendomi sistemato dietro la testiera del lettino, con la cascata dei tuoi capelli che finiva a pochi centimetri dai miei piedi. Mi masturbavo anch'io e tu, essendoti riavuta dall'orgasmo, mi consideravi con occhi nuovi, da sotto in su attraverso le lenti, allungando all'indietro la mano destra per raggiungere i miei coglioni e carezzarli, strofinarli, strizzarli secondo il tuo capriccio. Stuzzicato così non potevo reggere a lungo e infatti me ne venivo trionfalmente sull'immagine del tuo corpo, dipingendo liquidi ghirigori sul tuo volto dal quale avevi tolto gli occhiali appena sotto la tua mano avevi sentito premere le gocce più urgenti. E questa fantasia mi ha fatto ripensare al libro che proprio ieri ho finito di leggere, un romanzo naturalista dell'Ottocento in cui si tratta la masturbazione come nevrosi e se ne analizzano le conseguenze pratiche, sociali e cliniche, desumendo che comporti o la follia oppure il suicidio. Non essendo ancora arrivato a nessuno di questi due estremi, ho vita e lucidità sufficienti a dirti che sì, sicuramente in Italia vivo di rendita ma fino a un certo punto, visto che sto iniziando a circolare attorno a donne relativamente nuove ma che soprattutto miro a portarmi a letto donne che ancora non si sono sfilate le mutande in mio onore. E per confermarti che vista la lenta, accurata selezione - e visto il fatto che molte donne che mi conoscono sanno o intuiscono che io sia perverso - le mie scopate italiane sono di gran soddisfazione o almeno come tali le ricordo; fermo restando che l'eccitazione più grande raramente si prova per la preda ma più spesso per la caccia. Spero che qualcuno lì dove sei stia venendo per te, mi piace immaginarti così.

E lei, visibilmente scossa:

Mi e' piaciuta la tua fantasia, mi ci ritrovo anche se ormai gli occhiali praticamente non li porto piu' benche' ci veda progressivamente sempre meno, le lenti sono la mia salvezza.Immagino i tuoi coglioni belli pieni, con la pelle tesa e calda come a voler amplificare e sintetizzare l'eccitazione che in realta' ti percorre interamente. Vorrei sentirti tremante, il respiro che quasi si rompe mentre il tuo sguardo mi copre tutta, si avvicina sui dettagli del mio corpo e poi di nuovo si allontana, come si fa davanti a un dipinto. E mentre mi abbandono sarei io medesima un unico tremore di eccitazione e timidezza insieme. Tremo un po' anche ora. Poso le mie labbra sul tuo sguardo, sono gia' un po' bagnata.

E io, ancora:

L'idea di te come dipinto dal quale avvicinarmi e allontanarmi, scrutare in tralice la pelle e perdermi nel contrasto fra dettagli e cornice mi ha davvero affascinato, penso che sarà uno dei primi feticismi che ti chiederò di mettere in pratica se mai capiterà; di sicuro mi ha conservato dentro una lieve, calda eccitazione per tutta la sera, anche se non ho potuto masturbarmi perché non ero solo (spero che tu l'abbia fatto), e stamattina mi ha fatto svegliare con l'erezione - anzi, mi ha fatto svegliare per l'erezione - dovuta alla tua immagine. E ancora non mi sono toccato, perché ho voluto custodire questa foia sotterranea che come hai detto tu mi cuoce a fuoco lento; mi sono pasciuto del premere della mia voglia contro gli atti della quotidianità, il tirarlo fuori per la pipì e saggiare orgoglioso la sua consistenza fra due dita, il vederlo rifiutarsi di non ergersi sotto il getto della doccia, il costringerlo nelle mutande e l'andare in biblioteca chiedendomi se le donne che mi incrociavano per strada immaginavano la mia erezione. E ancora l'accavallare le gambe, con gli occhi sui libri, e lo spostare il corpo sapendo che i miei coglioni sono ancora tesi, pieni e tutti tuoi.

E lei, forsennata:

Ebbene si', ieri sera mi sono abbandonata a una performance di cui saresti stato certamente fiero e che ha lasciato un po' stupita anche me stessa. E' stato un crescendo progressivo, sempre piu' forsennato e lascivo, mi sono strusciata, toccata, penetrata senza alcun ritegno perdendo la cognizione del tempo. Dopo il primo orgasmo sono rimasta languida tra le lenzuola col pensiero ancora fisso alle tue ipotetiche reazioni. Dopo un tempo indefinito a meta' tra il sonno e la veglia, questa volta a pancia in giu', ho ricominciato a strusciarmi fino a ricadere in un vortice di assoluta perdizione che mi ha costretta quasi a imprecare tanto era il godimento della penetrazione. Pazzesco. Per mia fortuna sono pratiche che fino a questo momento non mi hanno dato nessun disturbo nevrotico o altri problemi cui accennavi, e a ogni modo credo che non bisognerebbe mai sfuggire o reprimere le proprie pulsioni. Mi considero fortunata perche' ogni mio atto e' sempre frutto di un senso di liberta' e indipendenza che davvero non scambierei con niente altro al mondo. Contemplami e godi.

E io, felice.

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