giovedì 16 dicembre 2010

In realtà speravo che

martedì, una mail

In realtà speravo che la settimana in Italia fosse più fruttuosa, ma un po' la neve un po' altri contrattempi mi hanno impedito di fare tutto quello che mi ero prefisso ovvero, tradotto, andare a letto con due amiche (una per volta) e baciarne almeno un altro paio. (Ultimamente sto riscoprendo il piacere del bacio, senza nient'altro aggiungere, come uno dei più raffinati in quanto lascia in sospeso cose che le donne non sono abituate a non aspettarsi da un porco come me). Però l'esperienza del cinema è valsa da sola tutta la trasferta. Per me non era una cosa nuova, ci avevo portato la mia Ex più volte (e peraltro in più cinema diversi, era diventata la nostra specialità); era una novità per la mia amica, che però da tempo avevo educato non solo a una certa apertura mentale, per non dire perversione, ma in particolare a immaginarsi guardata da sconosciuti mentre faceva cose che tutte preferiscono tenere segrete. Ci siamo visti venerdì pomeriggio, verso le quattro e mezza, quando lei era appena uscita dal lavoro e io avevo terminato i miei vari appuntamenti a M***. Ci siamo visti in un bar non troppo distante dal cinema che avevamo già individuato a priori e nel quale lei intendeva lasciarsi condurre con piena fiducia; talmente piena che non solo s'è presentata con un'accettabile scollatura (nonostante il freddo) e una gonna corta a sbuffi, ma mi ha anche rivelato che le calze a rete che aveva scelto di indossare si erano, nel corso di un precedente convegno amoroso, smagliate proprio nel punto in cui creavano un'apertura con accesso diretto alla fica. Per ribadire le sue intenzioni, mentre pagavo il conto del bar, mi ha sussurrato che andava in bagno a levarsi le mutandine, così da tenere l'apertura più disponibile, e poi ci siamo avviati nella nebbia. Per entrare in questo cinema bisogna anzitutto riconoscere davanti alla cassiera che sì, ce ne siamo accorti che è un cinema a luci rosse - penso che lo dica per prammatica ogni volta che entra una coppia, tanto che anche con la mia Ex aveva avuto la stessa uscita. Una volta confermato che ci eravamo accorti delle locandine con donne nude appese tutt'attorno, siamo scesi nell'interrato dov'è ospitata la sala. Ci tenevamo per mano. La prima cosa che si vede è un vestibolo nel quale c'è un televisore che trasmette un porno di qualità relativa; lo guarda qualche sparuto che s'è stancato di stare al buio o che approfitta delle macchinette per caffè che sono disponibili in loco. Un'altra saletta, nella quale trasmettono esclusivamente film con trans e nella quale i padri di famiglia vanno a succhiarsi l'un l'altro, è disponibile dietro la platea ma non c'interessa: noi miriamo, anzi io miro esclusivamente alla grande sala cinematografica, ed esattamente alla fila di sedie davanti alla quale si trova il corridoio. La scelta non è casuale ma dettata dall'esperienza: sendendosi lì si sta più comodi e ci si può muovere con più libertà; se qualcuno vuole guardarci più da vicino può piazzarsi nello spazio libero senza farci soffocare; inoltre sistemo la mia amica sulla poltrona d'angolo col corridoio centrale e io mi metto al suo fianco, così che non resti nessun posto libero per far sedere malintenzionati vicino a lei. Forse perché con la mia Ex ero andato sempre al weekend (quando aprono le gabbie e dunque la frequentazione è molto più intensa ma soprattutto meno selezionata), mi sorprende che i singoli siano relativamente pochi e soprattutto che si comportino quasi bene. Uno si siede dal mio lato, lasciando una sedia vuota in mezzo; un altro si piazza dietro di noi. Gli altri si limitano a passare e guardarci incuriositi, e quelli che sono seduti nelle file anteriori lasciano perdere del tutto il film e si girano a centottanta gradi verso di noi. Un travestito passa, ci vede, capisce che per lui non è giornata e sconsolato se ne va. Il film, che ormai io e la mia amica siamo gli unici a guardare, non è male. Un po' lento, non tutto sesso ma con un tentativo di trama, con attrici dai corpi verosimili e vestite e truccate come donne normali. Anche gli uomini non sono male, e la mia amica che pure non guarda porno abitualmente non può fare a meno di notare che uno degli attori ha proprio un bel cazzo, che sul grande schermo è apprezzabile in tutta la sua grandezza e dettagliata scultura delle vene. Intanto il tizio seduto dal mio lato se l'è tirato fuori e non mi sembra che ce l'abbia brutto nemmeno lui, visto che la mia amica - pur cercando di non farsene accorgere - di tanto in tanto lo sbircia con la coda dell'occhio. Ma ha deciso, a priori poiché è la sua prima volta, che non si farà tentare e non toccherà nessuno perché da nessuno vuol essere toccata. Ovviamente escluso me, che inizio a palparla lungo il seno e a un suo cenno acconsento a scoprirglielo del tutto, estraendolo dalla scollatura, così che lei si senta ancora più esposta in un posto così sordido, nel quale una brava ragazza non dovrebbe mai mettere piede, e così che ancora più singoli si soffermino a guardarci, che ancora più spettatori si voltino verso di noi, che il tizio dal mio lato se lo meni ancora più furiosamente (mentre non riesco a capire cosa stia facendo il tizio seduto esattamente dietro di noi, ma posso intuirlo). Quando mi tira giù la cerniera, è il segnale di inizio delle danze. Prima inizia ad accarezzarmelo senza nemmeno stringerlo, mentre continuiamo a guardare il film e a farci due risate di tanto in tanto spiando le reazioni (ma lei vuole sapere perché tutta quella gente vada in giro su e giù per il cinema; le spiego che si tratta di cercatori non tanto di coppie quanto di giovanotti e di marchettari, in posti del genere si abbassa repentinamente l'asticella dell'eterosessualità). Poi inizia la sega, e mi pare che tu sappia come se ne faccia una. Il tizio dal mio lato chiede se può sedersi al mio fianco (rispondo di no), qualche curioso smette di passare e si ferma a guardare, in piedi a un paio di braccia di distanza. L'attenzione è equamente ripartita sul suo seno e sul mio uccello. Quando me lo prende in bocca divento l'eroe della giornata sollevandole la gonna per far vedere agli astanti che ci sono le calze ma non ci sono le mutandine. Di fronte a cotanta visione, iniziano a menarselo anche quelli in piedi, e il tizio dietro si alza per sincerarsi da vicino. Mi chiede se può toccarla (specifico: chiede a me se può toccare lei, le gerarchie sono estremamente chiare, mi dà un enorme senso del potere la possibilità di rispondere di sì contrariamente alle intenzioni della mia amica); ma rispondo di no perché io stesso voglio che lei provi piacere dalla mera esibizione, tanto che non l'ho nemmeno masturbata ma mi sono limitato per mezz'ora buona a toccarla sui punti sensibili e in particolare sul capezzolo scoperto. Ogni tanto si riposa dal pompino e mentre si rialza a respirare non smette di segarmi; quando torna ad abbassarsi su di me le racconto per filo e per segno ciò che i singoli stanno facendo per lei e che lei non può vedere. Qualcuno, deluso dal non poter toccare, se ne va; altri si aggiungono perché capiscono che si fa molto interessante. Insomma, il pompino va avanti a oltranza e attorno a noi si crea un anfiteatro di guardoni, ai quali chiedo soltanto due cose: di non toccarla ma soprattutto di non chiudermi la visuale, ché già che sono in un cinema gradirei guardare il film. Quando il cazzo mi fa quasi male e non accenna a liberarsi decido di cambiare posizione per venire: non più lei reclinata su di me dalla poltrona di fianco ma lei seduta comodamente e io in piedi, di fianco a lei, a ficcarglielo in bocca senza nemmeno farle usare la mano per accompagnamento, ma solo andando avanti e indietro come se le stessi scopando le labbra, la testa, il cervello. Mi sento rassicurato abbastanza dal comportamento dei singoli da non avere remore a calarmi del tutto i pantaloni e gli slip, così da muovermi con più agio; lei se ne accorge e mugola senza ritegno finché non le sparo sul palato tutto lo sperma che avevo conservato per l'occasione. Con notevole presenza di spirito, mentre mi stacco da lei ma i singoli restano a guardarla, dice loro che per stavolta lo spettacolo è finito ma che forse farà di più la prossima volta. Li ringrazia, addirittura, e qualcuno ringrazia lei; sul pavimento attorno a noi notiamo qualche kleenex sporco, segno che forse saremo materiale da sega ancora per il resto della settimana. Dopo esserci risistemati, risaliamo le scale prendendoci di nuovo per mano e lei mi conferma che ho sempre un buon sapore.