martedì 7 settembre 2010

Mi sono reso conto di averti lasciata in sospeso

Mi sono reso conto di averti lasciata in sospeso, la sera in cui scambiavamo messaggini mentre attendevo la coppia, rassicurandoti sul fatto che sarebbe venuta (ero rassicurato soprattutto io, in realtà) ma non raccontandoti cos’è successo poi.

La cosa curiosa è che li ho incontrati per caso due ore prima dell’appuntamento stabilito. Ero stanco di stare da solo in casa, annoiato dal primo giorno di weekend, nervoso per motivi che non credo avessero a che fare col sesso. Allora mi sono deciso a fare due passi, ciondolando su e giù per il centro di O***, e girato un angolo ho praticamente sbattuto contro di lei. Lui era lì di fianco, stavano andando a cena. Ci siamo salutati con mezza sorpresa e mezza cordialità; è stato utile a ristabilire un rapporto umano e a non incontrarci direttamente per fottere.

Alla fine non sono rientrato in casa prima dell’appuntamento. Sono rimasto in giro a non far niente sperando che il tempo passasse in fretta. Ti risparmio l’invidia dettagliata per tutte le persone normali che vedevo per strada, e la concupiscenza verso ogni donna desiderabile di cui incontrassi lo sguardo. Siamo arrivati all’appuntamento in anticipo, io e loro, nello stesso momento. Te li descrivo come farebbe il marchese de Sade, già nudi anche se sono arrivati vestiti. Lui è calvo, non troppo alto, occhi azzurri, braccia muscolose, parecchi peli sul petto, cazzo lungo in maniera sproporzionata rispetto all’altezza. Sembra una sua versione longilinea in miniatura, con quella testa pelata che si dilata e si tende e arrossisce con l’eccitazione. Lei hai capelli castani alle spalle, un piccolo neo sulla curva del naso, lineamenti duri, sguardo da zozza, corpo minuto e ben proporzionato, pelle liscissima che adoro accarezzarle centimetro dopo centimetro e un piercing sulla fica oltremodo aggressivo.

Li ho portati da me. Lungo la strada non hanno fatto altro che dire di essersi appena rivisti dopo una lunga lite e di non sapere davvero cosa sarebbe successo. Fatto sta che, il tempo di andare a lasciare il portafoglio in camera mia, erano già avvinghiati a baciarsi sul divano del soggiorno. Mi sono seduto sull’altro divano, quello che è sistemato ad angolo retto rispetto al precedente. Li guardavo un po’ distante. Lei ha aperto le gambe svelando, com’era prevedibile, di non avere mutandine sotto la gonna (curiosamente l’ultima volta che ci eravamo visti me le aveva lasciate, sfilandosele già al pub e poi facendosi portare in taxi a casa per scopare; le ho ancora, nascoste in camera mia, nere e filate di umori rinsecchiti). Mi sono sbottonato i calzoni solo quando lei si è chinata a fargli un pompino, mentre lui le sollevava i capelli dal mio lato per consentirmi di vedere bene. Dopo un po’ mi ha raggiunto carponando e ha iniziato a succhiarmi tenendosi aggrappata con la mano sinistra al cazzo del suo legittimo.

Ecco, per me l’apice dell’eccitazione si raggiunge lì, sul sottile crinale in cui la coppia diventa trio (o quartetto) passando dall’urbanità sociale all’esposizione delle pudenda e al rimescolamento degli organi sessuali. Il resto lo faccio per onore di firma, mi eccita molto meno. Per questo, e anche perché non ho tempo di descrivere nel dettaglio, taglio: abbiamo cambiato posizioni, divani, ordini, dimensioni, rapporti. Lui ha tentato di incularla mentre lei si faceva scopare a cavalcioni su di me ma non c’è riuscito. Io le sono venuto in bocca mentre lui le è venuto nella fica, confermando i nostri ruoli contemporanei di fidanzato e amante. Molto bello vedere lo sperma di lui colarle fra le cosce mentre si alzava per andare a pulirsi il muso dal mio, di sperma. Alla fine, però, m’è rimasta una vaga sensazione di déjà vu, una noiosa ottusità dei sensi, un piacere non appagante.