lunedì 29 agosto 2011

Procedo alla preoccupante media

Procedo alla preoccupante media estiva di una sega al giorno (chiamatemi Onan il Barbaro). Questo weekend ero via e dividevo una camera d'albergo con un familiare ma ho comunque trovato modo per sollazzarmi/trastullarmi/scaricarmi. Ho atteso un momento di solitudine e, dovendo prepararmi prima di uscire, mi sono rintanato in bagno col cellulare. Ho scorso tutti i messaggi che ho salvato negli ultimi mesi rileggendomi con gusto quelli inviatimi dalla mia Drenka, dalla mia Anais, dalla mia Salomè. Eccoli in rigoroso ordine cronologico e medias in res: "Mentre affondo il viso sul tuo inguine ti porgo meglio la mia fica, sento la pelle tesa dei tuoi coglioni caldi, mi struscio appena sul tuo viso mentre con la mano finalmente saggio la base del tuo cazzo"; "Amo quando fai il porco"; "E' un gioco che amo, respiro con le tue pulsazioni, mi eccito, sei dietro ogni uomo che mi guarda, ogni uomo che mi sfiora, sempre"; "Spero mi descriverai tutto perché ti ho pensato e pensato alle situazioni in cui avresti goduto. Nei miei flirt si nasconde sempre un po' delle tue voglie"; "E io sarò lì a godermi il tuo cazzo insaziabil. Sono costantemente circondata da uomini  mentre tu mi spii"; "Vigoroso, il suo fisico è scultoreo, elastico grazie allo yoga. La pelle chiara, liscissima, mi dava colpi secchi, profondi, infiniti, si è fatto succhiare tantissimo, quasi non respirava"; "Lo sai, vero, che un giorno mi farò fottere da un altro mentre starai a guardare e io non mi curerò di te pur sentendoti? Proprio come ora" - e a questo punto, travolto da questo dialogo a una sola voce, ho sentito il mio cazzo tendersi, divincolarsi quasi dalla mia mano ed esplodere dritto nella (prosaicamente) tazza del cesso, prima che riuscissi a scorrere col pollice fino al mio messaggio preferito, che in cinque parole dice tutto di me e di lei e di noi: "Sei un porco, ti voglio".

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