martedì 16 agosto 2011

Ci vorrebbe un pacchetto delle lettere

Ci vorrebbe un pacchetto delle lettere, conservate ciascuna nella sua busta strappata con furia e avvolte tutte in un nastro rosso che le racchiuda e le custodisca. Negli ultimi mesi - di superlavoro, di lontananza, perfino di sofferenza a momenti - il mio rapporto con lei (la mia Anais, la mia Drenka, la mia Salomé) è stato affidato a lunghe mail quasi quotidiane compilate senza pudore, e mi riferisco soprattutto al pudore del cervello che ogni tanto si vergogna ad ammettere debolezze o manie. Invece ho sentito di poter scriverle tutto e l'ho fatto.

Ora è arrivato agosto, il mese dell'indolenza, e Salomè è in vacanza col Fidanzato su qualche resort per nudisti dell'Europa Orientale. Io mi macero al caldo, mi lascio scivolare addosso il sudore, mi sveglio in preda a erezioni esigenti ma pigre, sbircio su facebook le foto in bikini delle mie amiche più bone e gioco col mio desiderio che resta in sospeso. Un giorno mi ha afferrato la voglia delle sue parole - ma di sue parole nuove - e sono andato un po' alla cieca a controllare il suo blog, anche se so che non lo aggiorna quasi mai più per voluttà di sottrarsi che per comune trascuratezza e incapacità di finire ciò che si inizia. Non ci tornavo da mesi.

A sorpresa ho trovato un ultimo post, risalente alla fine di maggio, in cui trascriveva un nostro rapido scambio di mail che l'aveva colpita dritto al cuore aggiungendo: "E mi piace rileggere cosa mi hai scritto, immaginarti mentre mi leggevi col cazzo duro". Parole del genere non potevano che suonare lusinghiere. Non potevano che scatenare in me il sottile desiderio, che ho voluto tenere a bada negli ultimi giorni fino al momento in cui non sarei più stato capace di resistere, di rileggere una a una le nostre mail, anche se non sono di carta, anche se non ci sono buste strappate né nastri rossi a renderle più carnali. E allora m'è venuto in mente di riprenderle qui e ripercorrere il nostro rapporto di parole (a dieci anni di distanza dal nostro rapporto di carne) mentre lei si faceva percorrere tutt'al più dalla lingua del Fidanzato.

Gliel'ho anche scritto in un messaggino che lei, proprio come aspettavo, ha ignorato. Ma non per questo mi trattengo dal ricominciare, dopo che la prima mail l'avevo già trascritta nel post precedente a questo. raccontandole della mia Amica del Cinema. Lei mi aveva risposto chiedendo in base a cosa selezionassi le mie amichette, se fossero brave ragazze o grandi zoccole (ha usato termini più consoni, però). Ha cercato anche di chiarire i miei rapporti con la Migliore Amica, perché la curiosità è donna. Ha chiesto: "Cos'è che ti fa scattare il quest'amica me la faccio?". Le ho risposto con una mail insolitamente breve:

Penso che ci sia un po' di tutto. Come classica brava ragazza derubricherei la mia ultima ex, della quale vorrei parlarti a lungo, come ho già fatto per telefono, magari anche di persona, se la cosa non ti ingelosisce. Alcune volte si tratta di persone che ho conosciuto in ambienti standard e con le quali si è instaurata una notevole intesa erotica (è il caso dell'Amica del Cinema). Altre le ho conosciute in situazioni di rimorchio più classico, in cui si capiva che io o lei volevamo provarci e godercela pur senza mettere in piedi una coppia. Il "quest'amica me la faccio" dipende dalla sua avvenenza, dall'idea che possa avere una sessualità compatibile se non proprio simile alla mia (oltremodo barocca), e dal fatto che ci stia o meno poiché purtroppo non sono infallibile. C'è un paio di donne che vorrei proprio avere e che non ho. Come mai mi chiedi della Migliore Amica? Non vuole essere una domanda polemica, per carità, giusto un tantino curiosa dell'improvviso interesse.

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