martedì 6 luglio 2010

Quando mi capita di andare

Quando mi capita di andare per convegni cerco istintivamente fra gli altri delegati una collega sconosciuta e più carina delle altre da corteggiare per due o tre giorni. Il sesso non è l'obiettivo, o quanto meno non è mai capitato perché notoriamente le intellettuali sono frustrate e inibite, ma almeno l'attività di sguardi e sorrisi e piccoli favori che metto in motomi consente di dare una patina sessuale ai due o tre giorni di noia e disinteresse in cui abitualmente consiste un convegno.

L'uhltima volta miravo a una paffuta e rubiconda bionda irlandese ma prima che potessi fare la prima mossa ero stato scelto da una milanese che, sentendomi parlare nellalingua natia con un compatriota che anche lui lavora all'estero, si era avvicinata chiedendo se eravamo il gruppetto italiano. Io non tollero gli italiani che all'estero puntano solo a fare gruppetto fra loro; però questa delegatamilanese - non troppo alta, capelli biondocastani alla schiena e ben curati, volto un po' ottuso ma seno più che decente, tacchi neri a stiletto - aveva subito ignoratol'altroitaliano e non potevo non sentirmi chiamatoin causa come maschio. Avevo lasciato perdere l'irlandese.

A farla breve, in serata siamo andati a bere qualcosa, io e lei. Io conoscevo già questa piccola città, lei no, e per prima cosa mi aveva chiesto di mostrarle i monumenti fondamentali (tre). Poi, al bancone del locale trendy che avevo sceltoripescando dai più remoti anfratti della mia memoria, le avevo impedito di pagare ma non avevo potuto fare a meno di notare che aveva estratto un portafoglio orrendo, a pezze azzurre e fucsia.

Era emerso che si trattava del regalo fattole dal suo fidanzato dopo quattro anni insieme, quando lei si aspettava un anello. Per buoni dieci minuti si era lamentata del suo uomo, ma per fortuna ormai le mie orecchie in circostanze simili sono abituate a chiudersi automaticamente, sapendo quanto noiose e irragionevoli siano le milanesi di famiglia abbastanza buona da ritenere di avere il mondo in mano - quando al massimo si tratta del loro piccolo mondo privato, farlocco e puzzolente.

Poi aveva accavallato le gambe e mi aveva chiesto della mia vita privata, costringendomi a dirle della Fidanzatga e a scandagliare il mio stato civile nel dettagli che già conosci.

Forse ero rimasto deluso perché non mi aspettavo tanta morbosità sulla stabilità sacra della coppia (ma da una milanese inurbata cosa ci si può aspettare se non pensieri ordinari e presuntuosi?), quindi la mia attenzione nei suoi confronti era repertinamnete calata per questo motivo. Di sicuro era calata perché con l'ipocrisia del discorso dei fidanzati avevo percepito il distacco dai miei veri pensieri.

Se fosse stata una donna sincera, con la quale poter parlare liberamente, avrei potuto dirle invece: "Senti, siamo in terra straniera, gli altri delegati dormono e nessuno ci conosce. Io voglio scoparti almeno quanto lo vuoi tu; ed è chiaro che vogliamo scoparci con indifferenza e disprezzo, nella consapevolezza che siamo il meno peggio che ci è capitato in mezzo a delegati cadenti e intristiti. Ora vorrei che smettessi di lamentarti perché il tuo fidanzato ogni mattina punta la sveglia troppo presto impedendoti di dormire fino alle ottoe vorrei che sbattessi il tuo tacco destro sulla superficie metallica del tavolino allargando le gambe, così seduta come sei, e consentendomi di accovacciarmi fra le tue cosce per scostarti le mutandine e leccarti la fica mentre bevi gli ultimi sorsi del patetico cocktail analcolico che ti ho pagato solo perché speravo di salvare questi giorni conoscendo il tuo corpo. Poi ti riaccompagnerò in camera mentre goccioli sui marciapiedi lamentandoti di ciò che davvero ti preme, ossia che il tuo fidanzato ce l'ha piccolo, o fetente, o che non sa usarlo a dovere. Prima che tu possa finire di elencare i suoi difetti ti mostrerò il mio, di cazzo, e ti tapperò la bocca da cui finora ho sentito uscire solo parole inutili e che finalmente servirà a qualcosa. Poi ti chiederò se hai una versione stampata dell'insulso temino che oggi pomeriggio hai compitato ad alta voce spacciandolo per intervento al convegno, col peggior accento inglese che mi sia mai capitato di sentire; appallottolerò i fogli e te li sistemerò fra le mascelle trasformandoti in un'anatra all'arancia; ti getterò per terra a calci finché non assumerai la corretta posizione a quattro zampe; ti inculerò senza partecipazione né gentilezza spiegandoti che stocercando una donna da presentare alla Fidanzata per coinvolgerla nei nostri giochi ancora immaginari, ma che non sei abbastanza troia da meritare tanto onore; ti verrò dentro appena inizi a piangere, me ne andrò lasciandoti riversa su questo pavimento che ti era sconosciuto fino a stamattina e domani, quando ti rivedrò al convegno, ti ignorerò del tutto".

Invece le buone maniere avevano avuto il sopravvento, le chiacchiere sui fidanzati avevano vinto, c'eravamo lasciati davanti alla mia porta con un bacetto sulla guancia e al mattino dopo, ricominciato il convegno, mi aveva ignorato lei - lasciandomi nel dubbio che volesse scoparmi davvero ma non fosse intelligente abbastanza da farmelo capire.

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